
Varnish Cache è un web accelerator open source in grado di rendere più veloci le prestazioni di un sito web. In linguaggio informatico esso può essere definito anche un http accelerator, vale a dire un acceleratore di richieste grazie a cui la fruizione del sito risulta più dinamica e più veloce.
Tale risultato viene ottenuto senza che il codice del sito venga intaccato: stiamo parlando di uno strumento perfetto per chi desidera un sito più performante e più veloce.
Come si può facilmente intuire, un sito le cui pagine si caricano in tempi rapidi è più piacevole da visitare e garantisce una maggiore semplicità di navigazione. Pertanto è più comodo, e quindi induce gli utenti a tornare anche in seguito.
A che cosa serve Varnish Cache
È proprio a questo che serve Varnish Cache, il quale supporta il web master in tale processo. Si tratta di un tool che contribuisce a migliorare in maniera significativa sia la fruizione del front-end che la velocità di caricamento: tutto ciò senza che il codice venga modificato. Anche gli operatori con scarsa esperienza hanno la possibilità di usare Varnish Cache, che proprio per questo motivo risulta un tool davvero efficace e popolare.
Esso viene usato in genere anche dal sito del Corriere della Sera, da Facebook, da Reddit, da Twitter e da Wikipedia: insomma, siti caratterizzati da un traffico molto elevato. Come si è accennato all’inizio, stiamo parlando di un progetto open source, vale a dire di libero accesso ed esposto a eventuali modifiche esterne, sviluppato in maniera specifica per il protocollo HTTP. Questo tool rappresenta un metodo grazie a cui è possibile velocizzare la fruizione dei siti evitando di intervenire in maniera consistente sul codice; per garantirne l’operatività sono sufficienti pochi accorgimenti e di semplice attuazione.
La procedura di installazione
L’installazione di Varnish Cache è possibile solo se si hanno permessi root nel server dedicato, nel VPS o nel server di proprietà. VCL, acronimo di Varnish Configuration Language, è il linguaggio di configurazione dedicato che viene usato da Varnish Cache e che in seguito viene tradotto in linguaggio macchina per poi essere eseguito quando giunge una richiesta di un device client, vale a dire un qualunque utente intenzionato a visitare il sito.
Varnish Cache in sostanza agisce in background, il che vuol dire che risulta invisibile per gli utenti che navigano fra i vari contenuti; si limita a generare una cache in cui mette il maggior numero possibile di pagine, che nella maggior parte dei casi sono le più visitate, cioè le più richieste.
Così il sito sarà in grado di fornirle agli utenti nel più breve tempo possibile. La fruizione del sito pertanto risulta più rapida, e in più viene ridotta la quantità di lavoro a carico del database centrale, con una riduzione delle risorse che sono necessarie per fare in modo che il sito venga mantenuto performante e operativo.
Le funzionalità di Varnish Cache
Sono molteplici le funzionalità di Varnish Cache: le più note sono quelle per il caching dinamico e statico, ma vale la pena di citare anche la possibilità di indirizzare il traffico a seconda delle URL e il load balancing.
Sono diversi i provider che mettono a disposizione tale software nei propri piani hosting: per esempio Lightning Base, che garantisce un hosting ad hoc per WordPress e performance eccellenti, impiegando Varnish insieme con Apache 2.4. In alternativa si può fare riferimento a VarnishMyVPS, raccomandato a chiunque abbia un sito molto trafficato, vale a dire con almeno 100mila visite al mese.
In tal caso serve appunto un VPS ottimizzato con Nginx, correlato a configurazioni specifiche per far fronte a consumi e picchi elevati. L’ultima soluzione raccomandata è KnownSRV, un provider che mette a disposizione servizi di hosting condiviso e che permette di scegliere fra tre data center dislocati in Romania, in Lussemburgo e nei Paesi Bassi. È usato con Zend Optimizer nei piani per Shared Hosting.
I CMS che supportano Varnish Cache
Come si è capito, Varnish Cache può essere di aiuto in quei casi in cui il codice non è in grado di garantire a un sito la velocità auspicata. Esso agisce con i più comuni e noti CMS, fra i quali Hosting WordPress, Hosting Magento, Hosting Joomla e vBullettin.
Anche per siti che non rientrano in uno di questi circuiti, comunque, esiste una possibilità da sfruttare, ed è quella di provare un’integrazione al CMS, magari già disponibile online; una delle caratteristiche più interessanti dei software open source è proprio questa. Vale la pena di ricordare, comunque, che l’implementazione su un server di Varnish Cache presuppone capacità particolari.
Conclusioni Varnish
Se hai bisogno di supporto per Varnish Cache o se hai qualsiasi altra esigenza informatica contatta TN Solutions, che garantisce una assistenza sulle virtualizzazioni e le ottimizzazioni di performance dedicata: scrivici senza impegno e otterrai tutte le informazioni di cui hai bisogno!
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FAQ
Varnish può essere configurato per bypassare il cache per utenti autenticati e per invalidare selettivamente le pagine alla pubblicazione o modifica di contenuti. È spesso usato in combinazione con plugin o webhook che inviano comandi PURGE o BAN al Varnish backend.
PURGE rimuove una cache specifica tramite URL esatto.
BAN è più flessibile: marca contenuti come “bannati” tramite regole (es. per path o header) e li sostituisce solo alla prossima richiesta.
TTL imposta quanto tempo un oggetto rimane valido. Si usa quando i contenuti hanno una scadenza prevedibile.
BAN è preferibile quando si invalidano gruppi di contenuti correlati senza rischiare carichi pesanti.
È necessario variare la cache in base all’header Accept-Language
o a cookie/localizzazione, definendo regole personalizzate nel VCL. In alternativa, si può usare un subdomain o path differente per lingua/zona e gestire l’hash separatamente.
Non nativamente. Varnish non gestisce direttamente connessioni SSL/TLS. Per usarlo con HTTPS, va posizionato dietro a un terminatore TLS come Nginx o HAProxy che accetta HTTPS, decritta la richiesta, e la inoltra in HTTP a Varnish.
Attraverso il rate limiting e la configurazione di regole che bloccano o rallentano richieste sospette. Le tabelle req.backend.healthy
e i contatori dinamici (in VCL) possono essere usati per analizzare il comportamento anomalo e rispondere di conseguenza (es. return 429 o abbandono).
Sì. Con strumenti come Varnishlog, Varnishncsa o Varnishstat si ottengono log dettagliati su hit/miss, headers, decisioni VCL. In ambienti di produzione è consigliato integrare Varnish con Grafana e Prometheus per una dashboard completa.
Bisogna escludere dalla cache tutte le richieste che includono cookie di sessione, header di autenticazione o query param dinamici. In VCL è possibile scrivere condizioni che bypassano la cache per queste richieste, servendo il contenuto direttamente dal backend.